
La resilienza organizzativa: un fattore critico di successo
24-03-2022
In questi ultimi anni il termine resilienza applicato al mondo aziendale, con l’accezione di resilienza organizzativa, ha assunto sempre più rilevanza, diventando di fatto una “competenza” organizzativa di cui non si può più fare a meno.
In un mondo sempre più dinamico ed interconnesso, sono sempre meno le imprese in grado di conservare posizioni competitive, o addirittura sopravvivere e successivamente prosperare, a seguito di eventi inaspettati. Bisogna che tutti gli sforzi siano improntati a rendere le organizzazioni robuste ma soprattutto resilienti, vale a dire in grado di affrontare e superare sfide complicate grazie alla propria flessibilità strategica e alla capacità di reinventarsi.
“Non è il più forte della specie che sopravvive, né il più intelligente, ma il più sensibile al cambiamento. Nella lotta per la sopravvivenza, i più forti vincono a spese dei loro rivali perché riescono ad adattarsi meglio al loro ambiente” spiegava Charles Darwin già nel 1800.
CEDEC ti può aiutare a sviluppare la resilienza della tua organizzazione perché diventi un fattore critico di successo, affinché ti permetta di capitalizzare le sfide inattese e ti consenta di sfruttare le risorse e le capacità non solo per risolvere i problemi attuali, ma per costruire un futuro di successo.
Dal latino “resilire”, il termine resilienza acquisisce vari significati nel tempo
Il termine resilienza, derivante dal latino resilire (re+salire), è stato inizialmente utilizzato per indicare il rimbalzare di un oggetto, oppure per descrivere alcune caratteristiche interne legate all’elasticità dei corpi, come quella di assorbire l’energia di un urto contraendosi, o di riassumere la forma originaria una volta sottoposto a una deformazione. L’esempio più semplice è quello delle corde della racchetta da tennis che si deformano sotto l’urto della pallina, accumulando una quantità di energia che restituiscono subito nel colpo di rimando.
Successivamente il termine è stato applicato all’ecologia per descrivere la capacità di una comunità o di un sistema ecologico di tornare velocemente ad uno stadio iniziale dopo essere stata sottoposta a una perturbazione.
In ambito psicologico il termine resilienza è stato introdotto a partire dagli anni ’50 e può essere sintetizzato come la capacità di un individuo di affrontare positivamente un evento avverso, uscendone con nuove possibilità e prospettive.
Se estendiamo questo concetto ad una organizzazione è facile intuire come la resilienza debba essere un attributo fondamentale per garantirne la continuità in un contesto fortemente incerto.
Si identifica nella capacità di un’azienda di affrontare il cambiamento in maniera positiva, vivendo le sollecitazioni esterne come un’occasione di reinventarsi e creare nuove opportunità.
Quello che abbiamo tutti noi vissuto in questi ultimi due anni è una dimostrazione di come un evento fortemente traumatico come la Pandemia sia stato un acceleratore di innovazione e cambiamento nei modelli di business e nel modo stesso di vivere il lavoro.
La storia del nostro tessuto industriale fatto di piccole e medie imprese, per lo più a carattere familiare, è ricca di esempi di imprenditori resilienti, capaci di reagire ad eventi avversi senza perdere la fiducia e con la capacità di intuire la nuova strada da percorrere.
Questo oggi però non è più sufficiente, la complessità crescente sia del contesto sia delle aziende stesse impone che tutta l’organizzazione nel suo insieme debba essere resiliente.
Come dev’essere un’impresa resiliente e cosa deve fare?
A questo punto sorgono spontanee alcune domande: che caratteristiche deve avere un’impresa resiliente? Come si può sviluppare una resilienza organizzativa? Che azioni si possono mettere in campo per stimolarla?
Prima di tutto, per essere resiliente un’azienda deve essere allo stesso tempo forte e flessibile. Deve essere consapevole dei propri punti di forza e di debolezza, dei propri valori e della propria visione per poter indirizzare il cambiamento nella giusta direzione. Imparare dall’esperienza, dagli insuccessi, inquadrando questi ultimi non come dei fallimenti, bensì come una fase di passaggio necessaria in un percorso evolutivo e di crescita.
“Se non fallisci di tanto in tanto, è segno che stai giocando sul sicuro” affermava Woody Allen in un suo aforisma. Per sviluppare la resilienza organizzativa e capire che azioni mettere in atto bisogna infatti considerare due aspetti fondamentali: in primo luogo che qualsiasi azienda cresce, prospera e continua perché c’è un mercato, ci sono dei clienti e dei bisogni da soddisfare. Non di meno, poi, che un’impresa è fatta da persone che tendono ad avere una naturale resistenza al cambiamento.
Secondo Rangay Gulati, professore della Harward Business School e autore del libro "Re-organize for resilience", il punto cardine su cui impostare un’organizzazione resiliente deve essere necessariamente il cliente.
Concentrarsi sul creare servizi di valore per il cliente, piuttosto che limitarsi a vendere i propri prodotti, comporta automaticamente una maggiore flessibilità organizzativa, favorendo l’agilità e la reattività di risposta al cambiamento.
Ed ora veniamo alle persone, è stato riscontrato come la capacità di resilienza dell’individuo sia altamente correlata al sostegno ricevuto dall’unità o organizzazione di appartenenza e dal “grado di coesione”. Dovranno essere quindi fatte delle scelte organizzative atte a favorire queste condizioni.
Le azioni che un imprenditore deve compiere per sviluppare un’organizzazione resiliente
Come può fare un imprenditore per sviluppare un’organizzazione resiliente? Prima di tutto chiedersi se la sua prima linea, i punti cardine dell’organizzazione, siano le persone giuste: Ispirano fiducia? Hanno la capacità di mantenere una visione positiva? Affrontano le difficoltà con la determinazione e la motivazione giusta? Sono i leader che stimolano la propria squadra a crederci? Ad uscire dagli schemi, ad imparare dagli errori e a vedere il cambiamento come un’opportunità? Sono tutte domande propedeutiche alla ricerca della resilienza organizzativa di un’impresa.
Potrebbe sembrare ovvio, ma la realtà ci dimostra spesso il contrario. Si tende il più delle volte a prediligere le competenze tecniche e a sottovalutare quelle competenze e attitudini che sono il motore di un’organizzazione.
Un imprenditore oltre ad aver individuato i leader adeguati, deve poi dotarsi di una strategia di potenziamento e di valorizzazione delle risorse e di un modello gestionale-organizzativo adatto a sviluppare la resilienza favorendo:
- il Coordinamento dei compiti/attività tra le diverse parti dell’azienda, grazie ad uno scambio continuo delle informazioni;
- la Cooperazione a tutti i livelli dell’organizzazione per il raggiungimento dei medesimi obiettivi aziendali comunicati e condivisi
- la Condivisione di una parte del potere decisionale. In un’ottica incentrata sul cliente la decisione deve essere attribuita a chi è deputato a capire e risolvere i problemi del cliente;
- la Competenza: sarà necessario introdurre nuove competenze trasversali ai diversi livelli organizzativi che promuovano lo scambio di idee;
- la Connessione con i clienti, con i fornitori, con potenziali partner diventa fondamentale per anticipare i rischi e identificare le soluzioni per ottenere un vantaggio competitivo
CEDEC, grazie all’esperienza dei propri consulenti è in grado di supportare l’imprenditore nello sviluppo della resilienza organizzativa, con una politica delle risorse umane adeguata e gli strumenti organizzativi necessari.