Anticipazione e Gestione dei Rischi

Dazi USA: cosa cambia per le PMI italiane e perché agire subito

18-04-2025

Francesco Botta

Direttore Analisi e Progetti

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Ogni volta che un analista CEDEC varca la porta di un’azienda, affronta la sfida di comprendere profondamente i sogni e le preoccupazioni di imprenditori che ogni giorno si mettono in gioco per qualcosa di più grande di loro. Individuare insieme a questi le migliori strade da percorrere è sempre motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Non si tratta solamente di migliorare le imprese, ma le vite di chi le conduce.

Il nuovo scenario commerciale internazionale

L’introduzione di nuovi dazi sulle importazioni USA, per quanto questi siano stati provvisoriamente ribassati al 10% nei confronti di molti Paesi, rappresenta un cambiamento epocale negli equilibri commerciali globali ed una netta inversione di rotta rispetto alla globalizzazione. Queste misure avranno un impatto profondo non solo sulle grandi multinazionali, ma anche, e forse soprattutto, sulle piccole e medie imprese.

Per le PMI italiane, questo significa un possibile calo della domanda da parte di clienti americani e, allo stesso tempo, una redifinizione degli equilibri commerciali a livello globale. I fornitori e i partner commerciali potrebbero rivedere le loro strategie, rinegoziare contratti o re-indirizzare investimenti in mercati ritenuti più vantaggiosi. Le imprese che operano in settori particolarmente esposti all'export verso gli USA (per esempio moda, agroalimentare, farmaceutico e meccanica di precisione) rischiano di essere tra le prime a sentirne l'effetto.

Inoltre le dinamiche valutarie e le tensioni geopolitiche che si generano da politiche commerciali aggressive possono influenzare negativamente la stabilità dei mercati internazionali, aumentando i costi delle materie prime, dei trasporti e dei servizi connessi.

Questo articolo è rivolto agli imprenditori italiani che vogliono comprendere le implicazioni pratiche di questa svolta e prepararsi fin da subito con una strategia di risposta efficace.

Le PMI italiane che esportano negli USA: le prime a essere colpite

Le imprese che vendono beni o servizi direttamente negi Stati Uniti sono colpte in modo diretto. I dazi rendono i prodotti italiani più cari e meno competitivi rispetto a quelli locali o provenienti da Paesi con dazi inferiori.

Gli effetti pratici possono essere i seguenti:

  • Le aziende americane possono ridurre o cancellare ordini;
  • I distributori locali possono chiedere sconti, modificare i contratti o cercare fornitori alternativi;
  • I margini si assottigliano, mettendo sotto pressione produzione, commeerciale e logistica;
  • I piani di espansione negli USA già programmati diventano più rischiosi e vanno rivalutati con attenzione.

Anche le PMI che non esportano negli USA rischiano ripercussioni

Potrebbe sembrare rassicurante dire: "La mia azienda lavora solo in Italia o in Europa". Ma questo non mette al riparo dai problemi.

Inanzitutto, possono essere esposti, direttamente o indirettamente, i propri clienti. Poi le imprese asiatiche, colpite ancora più duramente dai nuovi dazi, presumibilmente aumenteranno la pressione commerciale sul nostro continente. Infine, le imprese europee che subiranno contrazioni nelle vendite negli USA, potrebbero cercare nuovi sbocchi all'interno proprio del mercato che conoscono meglio, cioè l'UE.

Il rischio è dunque che il mercato interno venga invaso da offerte commercialmente aggressive.

Le conseguenze possono essere:

  • Pressione competitiva crescente in settori già affollati;
  • Guerra dei prezzi in cui le PMI italiane partono svantaggiate;
  • Compressione dei margini e rallentamento della crescita.

Le catene di fornitura sotto pressione 

Un altro effetto concreto potrebbe riguardare la catena di approvvigionamento. Con un riassetto brusco sul mercato UE delle quote export perse, potrebbero verificarsi casi di maggiore pressione su alcune categorie di fornitori.

Effetti prevedibili:

  • Aumento dei costi dei fornitori;
  • Tempi di consegna più lunghi;
  • Le PMI più piccole rischiano di essere "messe in fondo alla lista".

Il tema della delocalizzazione: un rischio concreto da monitorare

Un'ulteriore criticità è la possibilità, da parte di alcune imprese europee, di spostare parte della produzione direttamente negli Stati Uniti, per aggirare i dazi e sfruttare eventuali incentivi fiscali.

Non si tratta ancora di un fenomeno in atto, ma la possibilità è concreta e d'altra parte è proprio uno degli obiettivi dell'imposizione dei dazi.

Per i fornitori italiani, questo scenario potrebbe tradursi in:

  • Perdita progressiva di commesse da clienti che iniziano a produrre localmente;
  • Maggiore difficoltà a competere con fornitori americani;
  • Pressione a seguire il cliente all'estero, con tutti i costi e le incognite che questo comporta.

Cosa può - e deve - fare una PMI italiana adesso

Aspettare non è un'opzione. Le imprese devono prepararsi ora, non quando l'impatto sarà visibile nei bilanci. Restare fermi, in effetti, è il rischio più grande. Ma anche reagire d'istinto, senza una visione chiara, può portare a scelte sbagliate. 

E' utile invece un approccio strategico che prenda in considerazione i seguenti aspetti:

  1. Comprendere e valutare i punti di vulnerabilità
  • Quanto sono direttamente esposto?
  • Chi sono i miei clienti o fornitori esposti agli USA?
  • Se entrano nuovi concorrenti nel mio mercato, riesco a reggere l'urto?
  • Quali aree della mia attività dipendono da pochi attori o mercati?
  1. Diversificare per non dipendere da un solo mercato
  • Cercare mercati alternativi.
  • Adattare prodotti o servizi a nuovi segmenti o target.
  • Esplorare nicchie meno presidiate ma con potenziale.
  1. Lavorare sull'efficienza interna
  • Migliorare il controllo dei costi
  • Rinegoziazione di contatti e logistica.
  • Revisione dei flussi produttivi.
  1. Rafforzare la propria identità sul mercato
  • Comunicare meglio il proprio valore
  • Investire in branding e marketing.
  • Valorizzare i punti di forza del made in Italy.
  1. Non affrontare tutto da soli
  • Affidarsi a consulenti indipendenti.
  • Avere una visione strategica esterna.
  • Valutare alleanze strategiche con altre imprese.

Il ruolo della consulenza direzionale: il supporto di CEDEC 

In un contesto così delicato e mutevole, affidarsi a una società di consulenza direzionale con esperienza può fare la differenza tra subire la crisi e trasformarla in un'opportunità di rilancio. CEDEC, da oltre 60 anni al fianco delle PMI e delle aziende familiari europee ha maturato un know-how unico nell'accompagnare le imprese attraverso fasi critiche, trasformazioni di mercato e sfide globali.

La forza di CEDEC sta nella capacità di coniugare visione strategica e interventi operativi, supportando l'imprenditore non solo nell'analisi, ma soprattutto nelle scelte e nella loro concreta implementazione. In momenti di incertezza come questo, è fondamentale poter contare su chi ha già guidato centinaia di imprese attraverso crisi internazionali, cambi normativi, riconfigurazioni industriali.

Dalla diagnosi aziendale alla ridefinizione dei modelli di business, dalla riorganizzazione dei costi alla strategia di posizionamento sui mercati, CEDEC, rappresenta un alleato solido e competente per affrontare il cambiamento con metodo, realismo e visione.

Conclusione: la crisi come momento di scelta

I dazi non sono solo una "tegola". Rappresentano un segnale molto chiaro che il mondo sta cambiando in fretta e che chi fa impresa non può restare immobile. Chi si muove adesso puù difendersi e arriverà prima degli altri. Dunque la vera sfida, per le PMI italiane, non è evitare il cambiamento, ma affrontarlo con tempestività competenza e coraggio. 

 

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